baden-powellCari colleghi genitori,

sono sicuro che molti di voi sentiranno, come me, la pesante responsabilità che ricade sulle nostre spalle per ciò che concerne il futuro dei nostri figli. Abbiamo visto gente che riesce nella vita, e altri che non riescono. Vogliamo che i nostri ragazzi siano tra coloro che riescono, e sappiamo che il loro fallimento o il loro successo dipendono in larga misura dal tipo di educazione da essi ricevuto e dalla personalità che si sono formati.

E quest'educazione e personalità dipendono in larghissima misura da noi. Molti di noi sono consci della nostra responsabilità in questo campo, e al tempo stesso del fatto che manchiamo di risorse. Non abbiamo nessun addestramento specifico come educatori, abbiamo poco tempo libero, non possiamo permetterci spese scolastiche elevate. Eppure queste temporanee incapacità da parte nostra rischiano di mettere a repentaglio il futuro dei nostri figli. Li mandiamo alle scuole migliori che possiamo permetterci, ma la formazione scolastica dà loro tante ore di leggere, scrivere e far di conto, e ciò non basta per assicurare la riuscita nella carriera di un uomo.

Guardate ai molti uomini famosi che si sono fatti dal nulla. Non è stato il «leggere, scrivere e far di conto» che ha fatto far loro strada. E allora, cos'è stato? È stato il loro carattere. Come possiamo ottenere la formazione del carattere? Gli esperti più autorevoli ci dicono che il carattere non è cosa che possa insegnarsi a una classe in una scuola.

Il Movimento scout è stato espressamente concepito in modo da venir incontro a questa esigenza, e nei dodici anni della sua vita ha dimostrato la sua capacità di agganciare il ragazzo e, tramite attività che lo attirano, farlo crescere in quattro aree principali: carattere e intelligenza, salute e sviluppo fisico, abilità manuale e hobbies, servizio disinteressato per gli altri.

Un ragazzo, a seconda della sua età, tra gli 8 e i 18 anni, entra in una delle tre branche del Movimento, la branca cadetta (i Lupetti), quella di mezzo (gli Esploratori), quella degli anziani (i Rovers). Egli vi trova una sana compagnia e sane attività, sotto il controllo personale del Capo, cosicché il suo carattere si sviluppa nel senso giusto per il suo bene e, ciò che più conta, anche per quello di tutta la comunità.

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Siamo giovani, meno giovani, siamo studenti, lavoratori, disoccupati, precari. Siamo sognatori, pragmatici, timidi, estroversi.
Siamo severi, accomodanti, single, fidanzati,siamo indietro con gli esami e con le bollette, siamo viaggiatori, sedentari, sportivi.
Siamo creativi, ingegneri, chimici, poeti, siamo appassionati, affettuosi, siamo raffreddati.
Siamo stressati, nervosi, sereni, pazienti, impegnati, stanchi, vitali.
Siamo figli anche noi.
Siamo capi.

Siamo diversi, con i nostri pregi e i nostri difetti, ma con una scelta comune:dedicare moltissimo del nostro tempo al servizio, gratuitamente e senza niente in cambio se non della sana e pura soddisfazione e tanto affetto.

Abbiamo scelto di giocare la grande avventura dello scautismo e di tirare dentro più giocatori possibili, i ragazzi, liberi di stare alle regole o di cambiare gioco. Abbiamo scelto di affiancarci a voi, genitori, nell'educazione dei vostri figli; non per sostituirci a voi, ma offrendoci in quanto fratelli e sorelle maggiori che possano giocare con i ragazzi e le ragazze e intanto indicare loro delle strade.

Non siamo la vostra controparte; non siamo concorrenti nel trasmettere messaggi contrastanti.
Abbiamo scelto di fare tutto alla luce del sole, in collaborazione con voi, per poter svolgere meglio il nostro servizio.

Non siamo educatori professionisti, ma dalla nostra parte abbiamo un metodo educativo azzeccato. Anzi, la nostra azione educativa sarebbe zoppa se voi non foste coinvolti, con il vostro appoggio e anche con la vostra competenza.

Forse avete intuito che lo scautismo è contagioso; viene quindi da chiedersi se un genitore che insieme al figlio accoglie la proposta scout, possa dirsi un po' scout anche lui. La risposta è proprio nei vostri atteggiamenti, che noi capi osserviamo nelle riunioni con voi, nelle attività, in uscita, al telefono, nelle situazioni difficili.
Ma che si manifestano anche nelle vostre case, quando i vostri figli tornano dal campo estivo e dovete fare almeno tre lavatrici per disinfettare l'uniforme e tutto il resto; quando loro tornano stanchi, con le ginocchia sbucciate ma contenti di raccontare le avventure trascorse; quando la camicia è da rattoppare o ha bisogno di qualche nuovo bottone; quando la cucina di casa è invasa da sette-otto ragazzini che vogliono cucinare messicano; quando il treno è in ritardo e bisogna aspettare alla stazione; quando durante la Pasqua di gruppo è d'obbligo giocare nel bosco, mentre la messa bisogna ascoltarla seduti per terra o appoggiati a una roccia.

I genitori vivono lo stesso scautismo dei loro figli quando aiutano i più piccoli a preparare lo zaino, togliendo le cose inutili e aggiungendo gli scarponcini; quando sono attenti all'essenzialità, e mettono nel sacchetto del pranzo i panini con la mortadella al posto delle merendine, o il succo di frutta anziché la coca-cola.
Nasce allora un cerchio in cui genitori, ragazzi e capi condividono l'esperienza scout: una dinamica ideale per creare una proposta educativa intelligente ed efficace, che dia la possibilità ai capi di svolgere il loro servizio con serenità e con la fiducia dei genitori.

Purtroppo non è sempre così.

Alcuni di voi hanno nei nostri confronti lo stesso atteggiamento che avete con un fornitore di servizi pagato per stare con i vostri figli, e con cui vi sentite in diritto di esigere qualsiasi cosa, di lamentarvi e sbraitargli insulti in faccia come fate con un negoziante a cui avete pagato caro un videoregistratore che non funziona.

Questo tipo di rapporto, tipico della nostra società in cui se paghi hai diritto di esigere ciò che vuoi, non può entrare nelle dinamiche tra capi e genitori: i capi, che svolgono un servizio volontario, cercano di insegnare ai ragazzi e alle ragazze un atteggiamento esattamente contrario.

Le osservazioni che i ragazzi imparano a farsi l'un l'altro durante le attività sono guidate dalla correzione fraterna, uno strumento di confronto civile ed educato che non ammette giudizi distruttivi, ma soltanto consigli per crescere.
Noi capi dedichiamo al servizio un sacco di ore a costo zero; siamo disposti a subire tutti i richiami necessari se non facciamo il nostro dovere, ma prima di attaccarci in modo selvaggio pensateci due volte.

Critiche e osservazioni sono bene accette, perché portano miglioramenti.
Capi e genitori devono guardare nella stessa direzione, devono dialogare e insieme creare dei presupposti per la crescita felice dei ragazzi.
Molti capi hanno vissuto fin da piccoli i valori compresi nel metodo scout e hanno scelto consapevolmente di testimoniarli nella vita di tutti i giorni: è proprio questa la sicurezza educativa che sanno garantire.

Una garanzia ancora più sicura se alla base dei rapporti tra capi e ragazzi e tra capi e genitori ci sono rispetto e fiducia.

su Proposta Educativa 05-2009

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